E come potrei rivedere
i tuoi occhi e poi partire?
Tornare a questo esilio
senza sole, senza te,
impersonare ogni giorno
- oh, perfetto attore! -
l'impeccabile direttore,
il nodo stretto al collo,
il vestito d'umore grigio,
l'ipocrita sorriso:
l'uomo che ha seppellito
il mio ragazzo scanzonato.
Come potrei rivedermi
nei tuoi occhi e poi partire
tornare a questo esilio
dove io non son più io
e tutto m'è estraneo,
persino me a me stesso?
Davanti alla finestra
il mare chiama
voci di folli seduzioni:
lì nella bruma è Pola,
più avanti Spalato,
in fondo la Grecia,
ma oggi, domani e sempre
io vedrò carte, carte
e scialbi volti.
No, non tocca la luce di Dalmazia
a chi sceglie la burocràzia!
E allora non mi chiedere
di rivedere i tuoi occhi
e poi partire:
lasciami qui a languire,
prigioniero di me stesso
impazzito Ulisse borghese
legato al masto.
Trieste, 22 settembre 2002
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