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LETTURE & FILM


Segnaliamo libri e film, non solo di argomento storico - militare, che toccano i temi che noi trattiamo. L'intento non è certo quello di fare recensioni, ma - nello spirito del nostro sito - destare interesse e suscitare dibattito, offrendo al nostro pubblico materiali di pronto approfondimento. Sono graditi suggerimenti: scrivete alla redazione della rubrica.

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"...Vi siete mai chiesto se ne vale proprio la pena? Il giuoco vale la candela?"
"Sarebbe come chiedere perché respiriamo. Se non respiriamo, moriamo. Se noi cessassimo di combattere il mondo perirebbe..."

Humphrey Bogart e Paul Henreid in "Casablanca"


In Televisione:

-      JAG - Film TV.  Dopo il successo del film Codice d'Onore, la giustizia militare americana torna sugli schermi con una fortunata serie di telefilm, "JAG" dedicata all'ufficio del Giudice Avvocato Generale della Marina USA. Belli e levigati i protagonisti, particolarmente affascinante l'attrice Catherine Bell (foto) che impersona un maggiore dei Marines. La serie coniuga due filoni narrativi tradizionali della TV americana: quello giudiziario e quello militare. L'alleanza tra Hollywood e le forze armate americane funziona, e non da oggi. Una collaborazione di mutua soddisfazione che dà ai militari prestigio e visibilità, e consente loro di farsi conoscere e apprezzare dalla società americana. I militari italiani, vittima della loro incapacità comunicativa anche quando hanno meriti da vantare, dovrebbero prendere esempio. 

 

Da rivedere: 

-    M.A.S.H.  "Mobile Army Surgical Hospital", una delle più lunghe e fortunate serie televisive della storia (in onda dal settembre 1972 al febbraio 1983). Le avventure dell'ospedale chirurgico mobile dell'esercito americano durante la guerra in Corea traggono spunto dal film MASH con Elliott Gould e Donald Sutherland che Robert Altman diresse nel 1970. La serie prese poi  una sua strada autonoma, lanciando un buon numero di attori e creando alcuni personaggi memorabili. Passato il clima antimilitarista della guerra in Vietnam, che ne decretò l'iniziale successo, rimase nel cuore degli spettatori una apologia dello spirito di corpo che unisce nelle circostanze più difficili. 


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FILM

Nelle sale:

 

  -    "Men of Honor", con Robert de Niro -  Prosegue, nella cinematografia americana, la riflessione sui valori militari, intesi non come estranei, ma fondanti della civile convivenza: non a caso, il film in Italia è stato assai poco apprezzato dalla critica. Ispirato alla storia vera di Carl Brashear, il primo sommozzatore afro-americano della marina statunitense, narra il rapporto dell'allievo col suo istruttore, un sottufficiale (De Niro) che sottopone il ragazzo nero ad ogni sorta di vessazioni e di umiliazioni pur di dissuaderlo dall'impresa. Messaggio: come si può essere uguali nella vita civile se non lo si è sotto le armi?

-    I cavalieri che fecero l'impresa, di Pupi Avati - Quattro giovani cavalieri si incontrano sull'Appennino tosco-emiliano, e scoprono che la reliquia più importante per la cristianità, la Sacra Sindone, misteriosamente sparita, è nascosta in Grecia. I quattro cavalieri, cui si aggiunge un umile fabbro, decidono di sfidare i pericoli e partire per recuperarla. Avati ricrea con efficacia gli odori, il puzzo, il tanfo di sangue e sporcizia, la fatica e il sudore del combattimento. Gigantesca produzione, per un film tanto ambizioso quanto modesto nella realizzazione. Un flop d'autore. 

-    "I tredici giorni" di W. Donaldson con Kevin Kostner, presentato in anteprima al festival del cinema di Berlino, si annuncia come uno dei grandi film della stagione. E' la storia della crisi originata dall'installazione dei missili sovietici a Cuba, quando il mondo fu sull'orlo della Terza Guerra Mondiale,  ricostruita sulla base dei documenti finora rimasti segreti presso la CIA. Kevin Kostner, come sempre, nella parte dell'eroe "all american".

-     "Il mestiere delle armi". Regia: Ermanno Olmi : Nel XVI secolo Giovanni de' Medici, cavaliere, a soli 28 anni è capitano di un’armata pontificia contro i Lanzichenecchi. Stimato per la sua esperienza nel “mestiere delle armi” è, ancora in vita, un mito irraggiungibile. Amato dalla buona sorte e ambito dalle donne, sarà tradito dall’introduzione delle armi da fuoco.

-    «Il nemico alle porte» - di Jean-Jacques Annaud, un kolossal europeo da 90 milioni di dollari ha inaugurato la cinquantunesima edizione della Berlinale. Dedicato all’eroe staliniano Vassili Zaitesv, un personaggio realmente esistito, che, pallido, stracciato, stravolto dalla fatica della guerra, finisce, dopo essere sopravvissuto allo storico assedio di Stalingrado, tra le braccia della coraggiosa soldatessa russa Tania (Rachel Weisz): nell’intenzione dell’autore,  si vuole descrivere «la realtà umana di un assedio in cui, più che buoni e cattivi, ci sono personaggi animati da coraggio, energia, passione incomparabili». Jean-Jacques Annaud è lo stesso regista de “Il nome della Rosa”: il lieto fine nei film è un suo vecchio vizio. Ancora una banale storiellina infiorettata di stereotipi.

-    "Capitani d'Aprile", di Maria de Medeiros. Presentato l'anno scorso a Cannes, esordio alla regìa di Maria de Medeiros (la svampita di Pulp Fiction), racconta la "Rivoluzione dei Garofani" del 1974, sollevazione dei giovani ufficiali portoghesi contro la dittatura di Salazàr. L'attore italiano Stefano Accorsi interpreta il Capitano Maia, capo e cuore della sommossa che muore inseguendo i suoi ideali e viene dimenticato e rimosso dalla memoria del suo paese. 

   "Vercingétorix", regia di Jacques Dorfmann E' in uscita con grande battage pubblicitario il film con Cristophe Lambert nel ruolo del protagonista, mega-produzione franco-canadese. E già in Francia si discute su colui che la storiografia ottocentesca ha immortalato come il primo eroe nazionalista. Anche con libri, vecchi e nuovi, che propagano o smontano una leggenda sapientemente imbastita. In epoca di revisionismi, e di discussione sulle identità nazionali, il dibattito sulla lettura storica di una figura come quella di Vercingetorige serve a far luce sul passato, ma anche e soprattutto sul presente. E noi italiani, con la storia che abbiamo? 

-    " Sos laribiancos (I dimenticati)", Regia di Piero Livi, 2001; Il campanaro di un paesino della Sardegna, racconta la storia dei suoi compaesani, partiti per la guerra e fatti prigionieri in Russia. All'interno del durissimo campo di prigionia, il freddo, la solitudine e la fame porteranno pian piano i giovani soldati verso la disperazione, la pazzia, la morte. Pastori, contadini infagottati in un’uniforme che a stento li protegge dal freddo spietato catapultati brutalmente dal loro paesino assolato alla trincea sperduta nella campagna russa.  Poteva essere un film di forte impianto documentaristico, un contributo asciutto e forte alla memoria della partecipazione dell’esercito italiano alla seconda guerra mondiale sul fronte russo, sulla falsariga delle pagine immortali di Mario Rigoni Stern. Ma è un film mediocre, amatoriale. Molto incerto, molto ingenuo, imperfetto, pieno di stereotipi. Peccato: un'occasione sprecata. 


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In Videocassetta: 

-         “Kippur” di Amos Gitai - Israele 2000.  Due giovani riservisti israeliani, scoppiata la guerra il giorno del Kippur,si recano al fronte con la loro macchina, eccitati perché è il loro turno di battersi. Non trovano la loro unità, l’esercito è allo sbando,ognuno comincia la guerra dove e come può. Nel caos generale,si aggregano a un medico e a un gruppo dell’aeronautica, e formano di loro iniziativa una unità di elisoccorso per portare in ospedale i feriti. Il campo di battaglia è un pantano di fango, solcato dai cingoli dei carri armati. Bisogna estrarre i feriti dal pantano e portarli in salvo. Nel film c'è la fatica, il sudore che impregna le uniformi, il fango fino alle ginocchia, la barba che cresce incolta. Una granata uccide uno dei due. L’altro si salva e torna a casa. Il film descrive senza retorica l’entusiasmo di giovani che, cresciuti nel mito eroico della guerra, sono ansiosi di battersi. Troveranno un’altra guerra. Dovranno fare il proprio dovere con la propria testa, senza ordini, salvare la baracca allo sbando.   Gran parte del pubblico, abituato ai ritmi veloci del cinema americano, con i soldati ordinati, puliti e rasati, eroici e carucci, che muoiono rapidamente e senza un lamento, si alza e se ne va prima della fine. Invece è un film da vedere: fa riflettere.    

-       "Il partigiano Johnny", Italia, 2000 lento, a volte ripetitivo, aretorico, poco avvincente come azione di guerra, ma onesto e in controtendenza con il filone epico dei film sulla resistenza. Chi ha vissuto quei momenti in quelle zone sa come i partigiani di rado fossero una forza combattente efficace, come ci fossero frequenti ingenuità e leggerezze, specie nelle pause fra un azione e l'altra, e come fosse accesa la rivalità fra le bande. Ammirevole e reale  il sommesso coraggio di una popolazione pronta a rischiare, con un patriottismo nei fatti e non nelle chiacchiere.

-        "Regole d'onore", USA, 2000. Ritmo serrato all'americana. Tratta di un generale che durante un operazione in un paese arabo ordina di sparare contro la folla, in cui a donne e bambini si frammischiano uomini armati che sparano contro i suoi soldati. A prescindere da un giudizio sull'ordine dato in quelle circostanze, fatto sta che il film alla fine riabilita l'onore del generale. Confrontare con il comportamento dei mass media e della classe politica italiani verso il contingente militare in Somalia, ritiratosi dalla zone di scontro per evitare di massacrare donne e bambini schierati come schermo di uomini armati?

-     U Boot 96 - (The director's cut) Germania 1982 - regia di  Wolfgang Petersen.  Esce in videocassetta, nella versione pensata dal regista, questo film pieno di pathos che  descrive l'odissea di un sommergibile tedesco in missione durante la Seconda Guerra Mondiale. Il cinema hollywoodiano riuscì ad ambientare in un sottomarino persino una commedia rosa ("Operazione Sottoveste" con Cary Grant); questo film invece restituisce con realismo, la claustrofobia, l'angoscia, persino l'odore di chiuso, la vita dura e difficile e la particolare psicologia di quella razza a parte di marinai che sono i sommergibilisti. Epico senza essere retorico. 

-    La figlia del Generale (1999) con John Travolta. Un thriller avvincente, un poliziesco ambientato in una base dell'esercito USA, con l'attore italoamericano nei panni di un investigatore militare, che deve far luce sulla misteriosa morte della figlia del generale comandante della base. Per il freddo generale, intenzionato a buttarsi in politica, la morte della figlia è solo un incidente. Per l'investigatore è importante far saltare fuori la verità, senza alcun riguardo al rango. Suggestivo e serrato, il film qui interessa per il suo messaggio, fondamentalmente fiducioso: i singoli possono essere inadeguati al ruolo che svolgono, ma l'istituzione Esercito è in grado di correggersi da sola e di autoriformarsi, seguendo come linea guida i suoi valori e il suo senso dell'onore.

-     L'attimo fuggente (Dead Poets Society) Usa Australia 1992 - di Peter Weir con Robin Williams. Non ha niente di militare, nemmeno una divisa, questo film ambientato in una scuola preparatoria americana dei primi anni cinquanta. Ma parla di valori, del coraggio di pensare con la propria testa, di fare le proprie scelte da soli, di rischiare e pagare in prima persona. Spiega che l'anticonformismo non è insulso ribellismo fine a sé stesso, ma è la ricerca coerente e coraggiosa della propria strada e della propria identità. Bello, ben recitato e ben fotografato, dovrebbe essere una visione obbligatoria nelle scuole. 

 


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"...cercarono di convincere i nostri soldati che la Patria è un affare e che il senso dell'onore era una frescacciata inventata dal Governo per fare in modo che le truppe combattessero gratis..."

Gabriel Garcia Marquez, "L'autunno del patriarca"


LIBRI

 

Attualità:

-    Edwin Black “L’IBM e l’Olocausto” Rizzoli 2001. Documento dei rapporti incestuosi tra la multinazionale IBM e il regime nazista, cui essa fornì la tecnologia di archiviazione necessaria allo sterminio sistematico degli ebrei e degli oppositori politici. Oggi va molto di moda parlare di e-government. È igienico tener presente che la più grande carneficina della storia fu resa possibile da una tecnologia assolutamente rudimentale, rispetto a quella oggi disponibile. Domanda: ci stiamo fabbricando il nostro Grande Fratello senza accorgercene?

-     Senza Cuore di Antonio Padellaro. Uno dei nostri giornalisti di punta descrive senza peli sulla lingua la distanza del palazzo dalla gente, ma anche il rapporto ipnotico e complice, quasi incestuoso, tra politica e giornalismo, un circolo vizioso e autoreferenziale che Padellaro cerca di rompere documentando una storia di ordinaria assurdità: quella della tragedia di Casalecchio di Reno. Una intera generazione di potere si riscopre cinica e spietata, disattenta ai problemi e alle verità del mondo esterno, deviata e ingannata dai suoi stessi pregiudizi e preconcetti.  Spietato, autobiografico, sincero. Da leggere. 

-        Dossier Ustica, Libro Bianco del Comitato Studi per Ustica (centro Studi Aeronautica), a cura del gen. Catullo Nardi (tel/fax 06/3060.1842) e Cesare Fazzino, 1998. Il documento rappresenta l'iter dell'inchiesta su Ustica, raccoglie molti atti e testimonianze contro la tesi del missile. Giustifica qualche serio dubbio sulla condotta dell'inchiesta. 

-      Guido Melis, "La burocrazia" - Il Mulino 1999.  Bestia nera dei discorsi degli italiani, bersaglio dei politici che le attribuiscono le colpe dei propri fallimenti, la burocrazia italiana è studiata da Melis con passione, esplorandone la storia, la sociologia, il rapporto con la politica. 

 

Donne - soldato:

-    The Kinder, Gentler Military : Can America's Gender-Neutral Fighting Force Still Win Wars? di Stephanie Gutmann (Marzo 2000).  Mentre le donne-soldato debuttano in Italia, negli USA la giornalista conservatrice Stephanie Gutmann traccia un bilancio  impietoso e fortemente critico sull'esperienza dell'impiego delle donne nel corpo dei Marines. Una campana da sentire.

-    Call Sign Revlon : The Life and Death of Navy Fighter Pilot Kara Hultgreen di Sally Spears - La biografia di Kara Hultgren, Tenente di Vascello Pilota della Marina degli Stati Uniti, prima donna a volare su un F 14 della Marina in uno squadrone da combattimento, e prima donna pilota a morire in servizio. Un libro femminista, tutto dalla parte delle donne. Ma i risultati dell'inchiesta provarono che il suo stato di servizio non le avrebbe permesso di diventare pilota da caccia, e che fu promossa solo per questioni di "immagine". Kara Hultgren: un'eroina del femminismo, o una sua vittima?

-    First Class : Women Join the Ranks at the Naval Academy di Sharon Hanley Disher: La storia romanzata ma vera delle donne che, 25 anni fa, per prime entrarono all'Accademia Navale degli Stati Uniti ad Annapolis, rompendo un tabù che durava da 131 anni. La sfide che affrontarono e come le risolsero. L'autrice è stata tra le prime allieve nel corso del 1976, e ottenne il grado di Guardiamarina nel 1980. Da allora, dice, ben poco è cambiato.

-    Women in the Military: flirting with disaster di Brian Mitchell. L'opinione più conservatrice: le donne portano disordine nelle forze armate americane, non sono capaci di combattere, svolgono il loro lavoro peggio degli uomini, ma ugualmente vanno avanti, supportate dalla lobby femminista e da interessi politici di immagine delle varie Forze Armate. L'accusa: si sta mettendo il politically correctness e le pari opportunità avanti a considerazioni come l'efficienza operativa e lo spirito di corpo. Posizioni talmente conservatrici che in Italia potrebbero appena essere sussurrate. Negli USA invece vengono espresse ad alta voce, e provocano un vespaio di polemiche. Ma almeno se ne parla, senza falsi pudori. 


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Patria:

-    Maurizio Viroli – Per Amore della Patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia. Laterza 1995 “Patriottismo” e “nazionalismo” sono due termini spesso usati indifferentemente, quasi fossero sinonimi. L’autore, attraverso una documentata analisi storico – filosofica, cerca di confutare questa idea radicata. Il patriottismo, spiega, è l’amore per il proprio paese, per le istituzioni – la respublica – che lo tengono unito e favoriscono la libertà dell'individuo.  Viceversa il nazionalismo pone l’accento sulla omogeneità etnica, linguistica, culturale di un popolo. Il primo è filosofia della libertà, della fratellanza e della virtù civica, ed è il sale di una democrazia matura. Il secondo è dottrina dell’esclusione, della divisione e del conflitto, ed è il sostegno su cui, storicamente si sono poggiate le dittature e i totalitarismi. Un invito a riflettere, a non banalizzare l’amore di Patria scambiandolo per un pericoloso, e immotivato, sentimento di superiorità etnica.

-           Bruno Tobia: L’altare della Patria. Il Mulino 2000. L’interessante collana “l’identità italiana” diretta da Ernesto Galli della Loggia si propone di indagare sui segni e i simboli attraverso i quali è stata costruita, nell’ultimo secolo, l’identità del nostro Paese. Questo agevole libro scritto da un competente ricercatore universitario ripropone le tre vite del monumento di Piazza Venezia. Quella del Milite Ignoto fu un’invenzione tutta italiana, un’idea geniale dovuta al Colonnello Giulio Dohuet. La cerimonia, meticolosamente preparata, segnò un momento altissimo di profonda unità e riconciliazione nazionale. Il Monumento al Re divenne Altare della Patria, tomba del soldato comune, in cui si poteva riconoscere tutto un popolo che aveva combattuto e sofferto. Oggi il Vittoriano viene riscoperto nei suoi valori architettonici, e come formidabile belvedere su Roma. Ma saprà essere il monumento della Repubblica?


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II guerra mondiale:

          Giorgio Giorgerini “La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta 1940 – 1943”,  Mondadori 2001. Approfondimento del testo di qualche anno fa: "Da Matapan al Golfo Persico". Tesi: una Marina impostata secondo criteri conservatori e non messa nelle condizioni migliori di fare la sua guerra, avrebbe comunque vinto la sua vera battaglia, quella dei convogli, riuscendo a mantenere vivo e vitale fino alla fine l'Afrika Korps. Giorgerini è docente di Teoria del Potere Marittimo a Milano, e dice chiaro che l’Italia, pur essendo sul mare, non è un paese marittimo. Utili dunque i contributi per capire perché. Questo libro però non sfugge alla constatazione di Montanelli: in Italia gli studiosi sanno descrivere la storia, non raccontarla.

-     Gianni Rocca, "Fucilate gli Ammiragli", Mondadori: Documentato e avvincente paperback sulla storia tragica della Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. All'inizio del conflitto la flotta è la quinta del mondo, ma alla prova dei fatti rivela tutta la propria inesperienza e inadeguatezza. Rocca descrive l'assenza di una direzione politica realistica, la permeabilità dei comandi all'influenza del potere politico, le meschine gelosie dei vertici. Il titolo ricorda gli ammiragli Campioni e Mascherpa, fatti fucilare nel 1944, al termine di un processo farsa.

-        Marco Grandi, Pagine della resistenza monarchica, sett. 1943 - aprile 1945, Brigati, 2000 (ndr. tratta lo stesso scenario, le stesse aree del film "Il partigiano Johnny"). Lavoro serio, ben documentato, molto utile per mettere in evidenza quel difficile periodo e consigliabile a chi, prima o dopo aver visto "Il partigiano Johnny" voglia saperne di più di quel periodo, tanto e tanto a lungo strumentalizzato dai comunisti.

-       Luigi Marchesi,"1939-1945, dall'impreparazione alla resa incondizionata", Mursia 1993. Fra tanti libri sul crollo del fascismo, sulla fine dell'alleanza con le Germania e sull'armistizio, una fonte attendibile. In servizio al Comando Supremo, il maggiore Marchesi è un testimone prezioso; la sua descrizione sobria e severa dei protagonisti aiuta a comprendere le cause dello sfascio dell'8 settembre. Di grande interesse il suo intervento di fronte al Re, al Consiglio della Corona, contro il generale Carboni portatore di strane  e disonorevoli tesi 

-     Luigi Emilio Longo, I reparti speciali italiani nella seconda guerra mondiale", Mursia, 1991. Una interessante e ben documentata rassegna del sorprendente numero e varietà delle operazioni speciali condotte dalle tre forze armate,alcune con grande professionalità e altre velleitarie. Poco convincente è la costituzione di tante forze speciali separate sia come comando sia come struttura, disperdendo risorse umane e materiali importanti e rendendo  problematico il coordinamento strategico e tattico delle operazioni.

-     Adelin Guyot, Patrick Restellini "L'arte nazista, un'arte di propaganda", Oscar Mondadori. Un aspetto poco esplorato del nazionalsocialismo: quello della sua estetica, dei valori artistici e architettonici che esso produsse, in funzione della propaganda e della nazionalizzazione delle masse. L'arte nazista contribuì alla preparazione psicologica del popolo a una guerra presentata come ineluttabile

-   Joachim Fest: "Speer", Rizzoli,  2000. Campione di vendite, scritta da uno dei più autorevoli storici del nazionalsocialismo, la biografia di Speer indaga la personalità di uno dei più intelligenti e colti collaboratori di Hitler, l'architetto che seppe tradurre sulla carta le visioni millenaristiche del Fuhrer.

-    Massimiliano Griner, "La Banda Koch, 1943-44", Bollati Boringhieri. Attraverso la figura dell'ex-granatiere e della sua banda di sadici aguzzini, l'autore descrive l'attività di un reparto di polizia costituito non solo in funzione della repressione del movimento resistenziale ma anche e soprattutto della intelligence e dello spionaggio.

 

Storia:

-     Richard Humble, "25 secoli di battaglie navali", Istituto Geografico de Agostini, Novara 1981. Un lavoro enciclopedico di agile e piacevole consultazione, ricco di illustrazioni e informazioni. La storia della guerra marittima è illustrata dal mondo antico ad oggi, dedicando capitoli alle principali innovazioni tecniche, dal galeone alla corazzata, ed interessanti profili dei grandi ammiragli. Completano il tutto accurate descrizioni delle principali battaglie navali di ogni tempo. Necessario in biblioteca.

-    Helmut Mejcher, "Sinai, 5 giugno 1967. Il conflitto arabo-israeliano", Il Mulino. Partendo dai giorni drammatici della Guerra dei sei giorni, il libro ripercorre la complessa storia del conflitto arabo-israeliano, inserendola in una prospettiva che arriva fino ai nostri giorni.

-     Yamamoto Tsunetomo, "Hagakure, il codice dei Samurai" (Mondadori e Einaudi). Scritto nel 1700 e pubblicato a stampa solo due secoli dopo, il codice dei samurai è una fonte di ispirazione anche per gli occidentali. Il samurai è il combattente senza nome, che opera in nome della legge e del bene collettivo, che vive e muore per un ideale, sempre solo, senz'altro timore che quello di venir meno al suo dovere, l'eroe quotidiano che esercita i suoi talenti e li affina per il bene di tutti: tutti possiamo essere, volendo, samurai. 

 

 I Savoia:

    Amedeo di Savoia-Aosta,  "In nome del Re": Torna di una certa attualità, ogni volta che si riparla dei Savoia, l'intervista rilasciata dal capo del ramo cadetto di Casa Savoia, discendente diretto di Vittorio Emanuele II, una quindicina d'anni fa. Tra le righe, l'incomprensione per il cugino Vittorio Emanuele, e per certe scelte contraddittorie degli eredi diretti della dinastia, sembrati spesso inadeguati al loro ruolo. Il Duca d'Aosta si è formato al collegio Navale Morosini e poi all'Accademia Navale di Livorno come ufficiale di complemento di Marina.


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Armi e corpi:

    Patrizio Oliva "Storia degli Alpini dal 1872 ad oggi" Oscar Mondadori:  Finalmente un libro tascabile, documentato ma accessibile ai non addetti ai lavori, che cerca di spiegare, attraverso la storia, il "miracolo alpino": il forte spirito di corpo, la marcata riconoscibilità, la capacità di trasmettere l'orgoglio di appartenenza a tutti i suoi membri e di proiettare tutto ciò all'esterno, nella società civile, così da costituire un segno forte dell'identità nazionale italiana. Poco sviluppata la parte sull'oggi, e questa, in tempi in cui si discute del futuro delle truppe alpine, è la maggior pecca del libro.

-     Michele Cosentino, Ruggero Stanglini "La Marina Militare Italiana", EDAI 1993. Bello e completo questo libro dedicato alla forza armata, dai due, già coautori di un analogo libro sulla Marina sovietica. C'è tutto: la storia del dopoguerra, le navi, le armi, le scuole, le specialità, le uniformi, i gradi. Ricchissima la parte iconografica, numerose le schede. 

-       Luigi Gianoli, "Savoje Bonnes Nouvelles", Edizioni Equestri, Milano, 1988. Il titolo è il motto di uno dei più prestigiosi nostri reggimenti di cavalleria. Ne racconta in modo semplice e sobrio la storia "a cavallo"durante la guerra, in Jugoslavia poi in Russia, di cui si conosce solo l'episodio della carica di Isbuscensky, fra le ultime di ogni paese. Signorilità, distacco, grande ma discreto coraggio e fortissimo spirito di corpo emergono dal racconto di un protagonista. Lo legga chi vuole comprendere lo spirito della nostra cavalleria: è un'altra faccia dell'Italia.

 

Poesia epica:

-            Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Dopo più di un secolo, il dramma in versi di Rostand conserva intatta la freschezza, l’irruenza, la vivacità che valsero all’opera un immediato successo e all’autore la consacrazione sul campo. Il personaggio di Cyrano, eroe multiforme e verticale, spaccone ed esagerato quanto introverso e profondo, coraggioso al punto da affrontare in duello cento uomini da solo, ma così timido da non poter confessare il suo amore per Rossana, rispecchia l’uomo nella sua complessità e paradossalità meglio di mille analisi.


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Narrativa: 

-     Animal Farm di George Orwell: Splendida metafora della dittatura, che nasce in nome di principi di libertà e uguaglianza ("All animals are equal") e si sviluppa a causa della violenza prepotente di pochi (i maiali), dello sciocco servilismo delle pecore, con l'appoggio dei mastini (la forza), ma soprattutto, grazie alla silenziosa e paziente rassegnazione degli Animali della fattoria. La conclusione è che il circolo si chiude, e i dittatori diventano esattamente come i tiranni che avevano cacciato, negando nei fatti i loro principi ("All Animals are equal, but someone are more equal than the others"). Severo monito a guardarsi non solo dai consapevoli servi del potere, ma anche dai tanti che, per conformismo, accettano passivamente e paurosamente il sopruso senza reagire, limitandosi magari a scuotere silenziosamente la testa. 

 

Fumetti ;-)

Le Sturmtruppen sono state, e sono tutt'ora, uno dei pochissimi fumetti di produzione italiana a diffusione internazionale. Creata nel 1995 per promuovere l'Agenda dello Studente, in collaborazione con lo Stato Maggiore Dell'Esercito, la striscia TRUPPEN ITALIEN era destinata a diventare una pubblicazione parallela alle Sturmtruppen, ma l' improvvisa, tragica  morte dell'autore, Bonvi, troncò l'iniziativa, replicata solo nel 1997/98, alla memoria. Un oggetto cult per intenditori.

Fotografia:

-     Photography at war - The Getty Photography Collection: La pittura di guerra era fatta per descrivere ed esaltare le gesta dei condottieri e dei re. La fotografia smitizzò la guerra, mostrò finalmente il volto, il sudore e il sangue dei soldati, ma al tempo stesso le aggiunse nuova suggestione, e in qualche modo la "popolarizzò". Nel genere si cimentarono tutti i più grandi artisiti del secolo, molti dei quali fondarono dopo il conflitto l'Agenzia Magnum. Per gli appassionati e gli intenditori di fotografia esce in libreria un ponderoso (e ahinoi, costoso) volume che documenta le guerre dell'ultimo secolo e mezzo viste attraverso la fotocamera, dalla Crimea fino al Kossovo. 

I nostri bookmark: 

La Marina Francese

Ufficio Storico della Marina Militare Italiana

Peacekeeping

L'esercito Romano

 


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