Su qualche balcone è comparso il Tricolore, alle volte affiancato alla
bandiera della pace. Sarebbe bello se quelle esposizioni, ancora sporadiche,
si moltiplicassero. Non c'è contraddizione fra l'amore per la pace e quello
per il proprio Paese. Anzi. Lo hanno ribadito il nostro presidente della
Repubblica e il Papa, condannando il vile attentato di cui è stato vittima
il nostro contingente e, al tempo stesso, sottolineando entrambi con forza
che i carabinieri, i soldati, i civili caduti erano in Iraq «in missione di
pace». Coraggio, allora, esponiamo in tanti il Tricolore, indipendentemente
dalle preferenze politiche di ciascuno, dal giudizio sull'opportunità o
meno della nostra presenza in un Paese martoriato dal terrorismo.
Attenzione: martoriato dal terrorismo, non dalla guerra. Sarebbe un modo, in
questi giorni di dolore e di lutto, di recuperare quel senso di identità
nazionale che la retorica fascista aveva a tal punto corrotto da
trasformarlo in un sentimento di cui vergognarsi. Non c'è nulla di che
vergognarsi nell'Italia democratica d'oggi che, pur conoscendone i pericoli,
manda i suoi militari «in missione di pace» in terre lontane - sono ancora
concetti espressi da Ciampi - dopo un voto del Parlamento e nel quadro della
cooperazione con i propri alleati e con le Nazioni Unite. Anzi, c'è,
dovrebbe esserci, motivo di orgoglio. La guerra al terrorismo, che anche
l'Italia sta combattendo dopo l'11 settembre, non l'abbiamo dichiarata noi,
né l'hanno dichiarata le altre democrazie di tutto il mondo, quali possano
essere gli errori che sono stati commessi. L'hanno dichiarata i terroristi.
Perciò, ovunque lo si ritrovi in terra straniera, dall'Iraq ai Balcani, il
Tricolore non è una bandiera di guerra; le truppe che lo espongono non sono
truppe di occupazione, ma di pace, di democrazia, di libertà.
Sarebbe davvero confortante se anche le forze politiche, che pure sono
legittimamente divise sulle modalità e sui tempi della nostra
partecipazione alle operazioni di pace nel mondo e contro il terrorismo,
affrontassero i futuri dibattiti in Parlamento e nel Paese con lo stesso
spirito di chi ha esposto la bandiera al balcone, quali siano le loro
rispettive posizioni politiche. Le divergenze politiche, che ci sono e guai
se non ci fossero, non possono che camminare di pari passo, non possono che
essere tutt’uno col rispetto per il proprio Paese. Che, in un Paese
democratico quale è il nostro, diventa così anche rispetto per la
democrazia.
Forza, esponiamo il Tricolore, magari a fianco della bandiera della pace.
Sarebbe come dire «pace due volte».
14
novembre 2003
postellino@corriere.it
Da: Dario Quintavalle [] Inviato: venerdì, 14. novembre 2003 09:21 A: postellino@corriere.it Oggetto: Coraggio, esponiamo il Tricolore
Gentile dott.
Ostellino,
apprezzo molto
il suo invito a esporre la bandiera: lo accolgo volentieri, e mi auguro che il
Corriere, e altri giornali, nei prossimi giorni facciano campagna perchè il
giorno dei funerali di Stato per i nostri soldati non sia solo una cerimonia
ufficiale, ma un momento in cui tutto il nostro popolo possa ritrovarsi unito
intorno all'unico simbolo della nostra identità nazionale, il Tricolore.
Ugualmente mi
permetta di dire che il suo appello contiene tutti gli elementi di un grave
equivoco, diretto com'è a una parte - ma solo a una parte - politica e
culturale del nostro paese che non ha mai coltivato molto lo spirito
dell'identità nazionale. Una parte chiassosa e sovraesposta, che troppo
spesso si tende a confondere con il tutto.
Posso
assicurarLe che molti Italiani non si vergognano affatto di esporre
la bandiera, hanno ben chiara la differenza tra il sano patriottismo e il
nazionalismo aggressivo, e non hanno bisogno di spiegazioni come la sua.
Puntualizzare -
che la nostra bandiera non è una bandiera di guerra, che le nostre Forze
Armate "sono forze di pace" - significa non aver capito che ci
si unisce intorno alla nostra bandiera e alle nostre Forze Armate,
solo ed esclusivamente perchè sono NOSTRE, indipendentemente dal modo in cui
possono essere usate.
Invece in
questi giorni si parla tanto del sacrificio dei Carabinieri e così poco dei
soldati dell'Esercito morti. Il sito del Quirinale non li ricorda nemmeno. Un
caso? Oppure un modo per sottolineare il carattere 'pacifico' e di Polizia
della nostra missione, glissando sulla sua natura militare? E' inaccettabile
che mentre ci si appella all'unità del paese, ci siano di fatto caduti di
serie A e di serie B.
E' bene perciò
chiarire che il Tricolore non può essere esposto insieme ad altre bandiere, nè
caricato di significati che non sono suoi.
Non si espone
il Tricolore - dott. Ostellino - perchè "è un simbolo di
pace" ma perchè è il simbolo del proprio Paese, e perchè si ha bene in
chiaro in mente che - come dicono gli anglosassoni - "right or wrong,
it's my country".
Ugualmente,
sarebbe sbagliato ammettere accanto a questo simbolo di unità, altri simboli
di parte. L'opzione pacifista che ha portato tanti ad esporre la bandiera
arcobaleno è certamente rispettabile, ma è bene dire che essa è propria di
una parte sola del paese.
Mettere sullo
stesso piano un simbolo di una parte, sia pure importante, col simbolo di
tutti significa sminuire il significato unitario della bandiera, e in
definitiva fare solo confusione. E' passata appena una settimana dalla
commedia del Crocifisso di Ofena, e dalle acrobazie retoriche per dimostrare
che il simbolo di una religione - importantissima, per carità - doveva
diventare il simbolo di tutti.
Ebbene, io mi
auguro che il giorno dei funerali di Stato sia data la possibilità a me e a
tanti altri di sentirsi Italiani "senza sè e senza ma". Italiani
punto e basta.
Chiedo troppo?
Cordialmente
Dott. Dario
Quintavalle
Roma
-----Messaggio originale-----
Da: Ostellino Piero [mailto:POstellino@rcs.it]
Inviato: venerdì, 14. novembre 2003 17:04
A: Dario Quintavalle;
Oggetto: RIF: Coraggio, esponiamo il Tricolore
Lei dice cose molto giuste che condivido. Ma io ho insistito sulle due bandiere perché
a contrapporre
l'una all'altra - e ne sono testimonianza anche le lettere di critica, spesso
violenta che ricevo con la sua - sono stati coloro i quali hanno fatto della
bandiera della pace uno strumento di polemica nei confronti del governo.
Ora, io credo che si possa essere contrari alla politica del governo, ma non si
possa fare confusione fra l'opposizione al governo e la negazione del senso di
identità nazionale.
Il governo è espressione di un voto democratico, non vedo quindi perché
ci si debba vergognare di essere italiani solo perché il governo non ci piace.
Siamo democratici e italiani solo quando vince la nostra parte politica ?
Se
questa è la mentalità di certa gente, io non sono d'accordo e ho voluto
dirlo. Ostellino